Sono trascorsi quasi sette anni da quando ho scritto un articolo su LinkedIn che da un lato si proponeva di approfondire la reale essenza del crowdfunding e dall’altra era allo stesso tempo una sorta di provocazione, in quanto dal momento stesso che se ne parla quella cosa che è oggetto di discorsi e dissertazioni esiste, proprio perché° se ne sta parlando. Il cuore della questione riguarda piuttosto la natura di quell’oggetto. E quell’oggetto era il crowdfunding: non esiste astrattamente il crowdfunding, non esistono bacchette magiche ma esiste una strategia condivisa per il raggiungimento di un obiettivo. Ora che vi ho anticipato la conclusione di quell’articolo, che resta comunque aperta a commenti e riflessioni, vi lascio al testo originale, scritto una mattina di primavera al tavolino di un bar di Padova.
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Padova, 5 Aprile 2016
L’ho detto più volte e lo ripeto: il crowdfunding (mi riferisco alle tipologie donation e reward nello specifico, l’equity merita un discorso a parte) non è ricerca fondi bensì progettualità condivisa e inclusiva, collaborazione, voglia di contribuire alla realizzazione di un progetto, di seguire una via e di andare avanti nonostante gli elementi di disturbo (anche in questo momento nel quale sto scrivendo ce ne sono…i colombi e le richieste di elemosina organizzate ad esempio!). Ma veniamo alla rivelazione del giorno: io non credo nel crowdfunding. La domanda sorge allora spontanea: perché me ne occupo? Legittimo chiedermelo. Vi dirò di più: il crowdfunding non esiste.
Il crowdfunding non è la piattaforma e la campagna non è una pagina su una piattaforma. La campagna secondo questa accezione può essere creata alla perfezione in tutti i suoi elementi ma se manca la community e manca un piano di comunicazione la campagna non funzionerà.
Io non credo nel crowdfunding. Io credo in una strategia di engagement per il sostegno condiviso di un’iniziativa, che può essere in ambito culturale, sociale, imprenditoriale. Non ho però la bacchetta magica: se la realtà con cui collaboro non mette in pratica i consigli il risultato non c’è e per la sottoscritta è fonte di enorme frustrazione. Troppo spesso sento l’espressione “lanciamo un crowdfunding”. Ma cosa vuol dire? Nella maggior parte dei casi ci si riferisce alla pagina che ospita la raccolta dei contributi economici e niente più.
Se invece vogliamo davvero parlare di campagna di crowdfunding parliamo di strategia, che non può prescindere dalla parte relativa alla comunicazione. Se non viene implementata non c’è consulente che tenga: il consulente spiega come fare, l’organizzazione deve eseguire. C’è poi anche tutta una parte di passaparola offline… Se poi occorre un ulteriore supporto anche operativo allora è imprescindibile, come minimo, l’accesso ai canali social e ai database, altrimenti è impossibile qualsiasi azione. Ecco perché astrattamente non esiste il crowdfunding. Esiste una strategia condivisa per il raggiungimento di un obiettivo.
Post provocatorio o realistico? A voi l’interpretazione. Per ora mi fermo qui.