Il fenomeno dello Zoombombing

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Non solo revenge porn, ora c’è il fenomeno dello Zoombombing che sfrutta alcuni problemi di sicurezza di Zoom.
Zoom è una piattaforma per videoconferenze fino a poco tempo fa poco conosciuta in Italia ma diventata popolare nell’ultimo mese in seguito al lockdown. Personalmente ho avuto modo di utilizzarla già 8 anni fa, quando era davvero qualcosa di nicchia e di diffuso principalmente in ambito professionale.
La piattaforma Zoom è stata al centro dell’attenzione negli ultimi tempi per problemi di privacy dei dati e di sicurezza dell’applicazione. E sono proprio questi problemi di sicurezza ad aver consentito l’esplosione del fenomeno zoombombing. Il New York Times ha individuato 153 account Instagram, decine di account Twitter e numerosi forum su Reddit e 4Chan.
Una piattaforma che sembra essere sempre più prediletta da coloro che programmano gli attacchi è Discord, luogo di ritrovo per gli appassionati di videogiochi. L’attacco da parte di non invitati alle video conferenze si manifesta con la condivisione dello schermo con contenuti razzisti o pornografici.
Zoom sta provvedendo alla risoluzione delle problematiche di privacy e sicurezza e dal 5 Aprile ha introdotto l’abilitazione automatica della password per ciascun meeting e aggiornando i link di quelli già programmati.
E’ consigliabile inoltre non utilizzare la propria stanza personale, il cui indirizzo rimane fisso, ma programmare ciascun evento e utilizzare il link ad hoc che viene generato.